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Tempi e colloquio di lavoro cinque minuti per fare colpo


In questi anni di crisi circa metà dei selezionatori e dei responsabili delle risorse umane si fa un’opinione del candidato in meno di 300 secondi e quasi mai cambia idea. Solo il 16 per cento si "concede" più di 10 minuti. I risultati di un’indagine condotta dalla sezione italiana di Robert Half su quanto tempo ci vuole per riuscire a convincere un'impresa a farsi assumere

di MATTEO TURRICCHIA

Cinque minuti per leggere il curriculum vitae, tra i tre e i nove per il colloquio: sono questi i tempi medi che i selezionatori italiani impiegherebbero per valutare un candidato secondo una ricerca condotta da Robert Half, società di recruitment per risorse specializzate, intervistando 100 selezionatori. Ne è emerso che il 45% dei responsabili delle risorse umane dedica fino a 5 minuti all’analisi del profilo professionale di ogni singolo candidato, mentre solo un 16% impiega più di 10 minuti per la medesima operazione. Tempi rapidi anche nel colloquio faccia a faccia: il 44% dichiara di farsi un’opinione del candidato in meno di 5 minuti e il 63% di cambiare idea “mai” o “raramente”.
“Alcuni cv cominciano con quello che viene definito riepilogo professionale, quattro o cinque righe in cui viene riassunta l’esperienza e la qualifica – dice Matteo Colombo, Country Manager Italia per Robert Half –. L’analisi per noi comincia da qui, oppure dall’ultima o dall’attuale posizione ricoperta, segue poi l’osservazione delle date e dei periodi di lavoro, per verificare la congruenza temporale tra la competenza richiesta dall’azienda e quella offerta dal candidato”.
Alle collaborazioni di due anni viene data, di norma, un valore minore rispetto a quelle di quattro o cinque, considerate un arco temporale più consono per veder crescere e sviluppare un progetto d’impresa. Valutazioni che però, al giorno d’oggi, restano valide, ma solo in linea teorica. “Il nostro ambiente ha sviluppato maggior tolleranza rispetto alle durate degli incarichi, con una particolare attenzione per i percorsi professionali da gennaio 2009 a oggi – continua Colombo –. Sarebbe infatti un errore selezionare risorse umane senza prendere in considerazione le oscillazioni e i cambiamenti del mercato del lavoro degli ultimi quattro anni”.
Dopo la valutazione della esperienze professionali, sono le abilità accessorie a completare i cinque fatidici minuti di analisi del curriculum: in particolare si verifica la conoscenza delle lingue straniere e degli strumenti informatici. “Per un profilo senior la lettera di presentazione può fare la differenza – aggiunge Colombo –. Di fronte a due candidati idonei e ugualmente interessanti, infatti, la lettera spesso rappresenta un plus importante”. Per i profili junior e per chi è appena uscito dall’università, il consiglio, invece, è di “puntare tutto su un cv il più possibile personale, dando spazio alla tesi di laurea e che stia su una sola pagina”. Essere sintetici vale, comunque, per tutti: “Si possono usare gli elenchi puntati e bisogna raccontarsi in maniera pertinente rispetto alle richieste specifiche dell’azienda”.
Superata la prima selezione, è la volta del colloquio. L’11% dei selezionatori si fa un’opinione del candidato nei primi 3 minuti, il 33% tra i 3 e i 5, il 36% tra i 6 e i 10, solo il 20% impiega più di 10 minuti. Esercitarsi in un’efficace presentazione di sé e della propria esperienza professionale, che duri non più di 3 minuti, è quindi un buon modo per prepararsi e fare buona impressione, lasciando al selezionatore il tempo per approfondire. Inutile dire che l’attenzione alla forma e allo stile non possono che facilitare, assieme a un abbigliamento adeguato alla mansione e al tipo di ambiente lavorativo. Apprezzate, anche, la spontaneità e una certa dose di autocontrollo.
Spesso i processi di selezione si articolano attraverso diversi colloqui, fino a livelli che possono coinvolgere direttamente l’amministratore delegato della società. Anche qui la prima impressione è fondamentale: se i cinque minuti dedicati dai primi selezionatori derivano spesso dal gran numero di candidature ricevute, all’alzarsi del livello aziendale il tempo dedicato al colloquio può diminuire. “In ogni caso – conclude Colombo –, ogni successivo passo nella selezione permette di farsi conoscere meglio, ed è opportuno e legittimo che sia lo stesso candidato a chiedere informazioni rispetto la posizione da ricoprire, tenendo sempre presente l’interlocutore che ha davanti”.