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ADOLESCENTI E COMPORTAMENTI A RISCHIO


ADOLESCENTI E COMPORTAMENTI A RISCHIO

Nel corso del proprio ciclo di vita l’individuo deve affrontare una serie di compiti particolari, caratteristici di un certo periodo dell’esistenza, che derivano dall’interazione tra la maturazione fisiologica, le capacità cognitive e relazionali, le aspirazioni di ogni persona da un lato e l’insieme delle influenze, delle richieste e delle norme sociali dall’altro.
Secondo la definizione di Havighurst, che ha introdotto questo concetto, il superamento dei compiti di sviluppo caratteristici di ogni età conduce ad una condizione di benessere e di buon adattamento tra l’individuo e il suo contesto sociale, aumenta il senso di autostima e pone le basi per il successo nel raggiungimento dei compiti di sviluppo delle età successive.
Riguardo all’adolescenza, i compiti generali ed universali di sviluppo possono essere così identificati:
-        compiti di sviluppo in rapporto con l’esperienza della pubertà e della maturazione sessuale;
-        compiti di sviluppo in rapporto con l’allargamento degli interessi personali e sociali e con l’acquisizione del pensiero ipotetico-deduttivo;
-        compiti di sviluppo in rapporto con la problematica dell’identità e della riorganizzazione del concetto di sé.
In particolare, gli adolescenti devono instaurare relazioni nuove e più mature con coetanei di entrambi i sessi, sviluppare competenze intellettuali e conoscenze necessarie per la competenza civica, desiderare ed acquisire un comportamento socialmente responsabile, acquisire un sistema di valori ed una coscienza etica come guida al proprio comportamento, conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da altri adulti, raggiungere la sicurezza di indipendenza economica, orientarsi e prepararsi per una occupazione o professione, acquisire un ruolo sociale femminile o maschile, accettare il proprio corpo ed usarlo in maniera efficace.
I percorsi individuali di sviluppo lungo l’adolescenza sono dunque il risultato dell’azione orientata verso scopi significativi da parte di uno specifico adolescente, che ha certe caratteristiche biologiche ed una precisa storia e che risponde in modo differenziato ai compiti di sviluppo posti dal particolare contesto in cui vive.
La sfida evolutiva viene vissuta in adolescenza insieme ai propri genitori, ai coetanei, agli insegnanti, all’interno di una precisa comunità; si tratta quindi di un’impresa di sviluppo che vede impegnati non solo gli adolescenti, ma molte altre persone e contesti sociali che costituiscono il tessuto nel quale la loro crescita si realizza.
E’ proprio alla relazione tra l’adolescente, i suoi compiti di sviluppo e il suo contesto che occorre fare riferimento per comprendere i comportamenti a rischio in età adolescenziale.
Per comportamenti a rischio si intendono quei comportamenti che compaiono in età adolescenziale e che possono mettere a repentaglio il benessere fisico, psicologico e sociale della persona. In genere sono utilizzati da numerosi adolescenti per raggiungere scopi personalmente e socialmente significativi ed esprimono il tentativo di padroneggiare le difficoltà e di risolvere particolari problemi collegati al contesto di vita e alle relazioni sociali. Ci sono vari comportamenti problematici che rientrano in questa categoria: l’uso di alcol, di sigarette e di sostanze psicoattive; i comportamenti e giochi rischiosi: la guida pericolosa; i comportamenti devianti e le trasgressioni alle norme sociali; il comportamento sessuale a rischio; l’alimentazione disturbata.
Le seguenti funzioni dei comportamenti a rischio si riferiscono a due grandi aree, tra loro collegate, che riguardano lo sviluppo dell’identità da un lato e la partecipazione sociale dall’altro.
Sia comportamenti a rischio che comportamenti salutari possono svolgere le stesse funzioni nel processo di costruzione dell’identità e nella ridefinizione delle relazioni sociali. Le differenze di coinvolgimento dei ragazzi in questi comportamenti dipendono dal differente sviluppo delle capacità individuali, dallo stile educativo genitoriale e dalle opportunità offerte dal contesto sociale.
Adultità: si tratta dell’ assunzione anticipata di comportamenti che nell’adulto sono considerati normali, tipo fumare o consumare alcol. Alcuni ragazzi attuano questi comportamenti a rischio per sentirsi adulti, rafforzando la propria identità in un momento in cui altri aspetti più essenziali dell’essere adulti non sono ancora realizzabili.
Si possono proporre altre forme per sentirsi adulti, ad esempio con l’assunzione di responsabilità, oppure con la partecipazione alla vita sociale attraverso il volontariato.
Acquisizione e affermazione di autonomia: superare la condizione di dipendenza, caratteristica dell’infanzia per acquisire autonomia. Gli adolescenti mettono in atto comportamenti per realizzare una autonomia di scelta rispetto alle norme, ai valori e alle indicazioni degli adulti.
Il comportamento a rischio, come l’uso di sostanze psicoattive, la guida pericolosa, la devianza in genere, ha per i ragazzi la funzione di dimostrare a se stessi e al gruppo di pari di possedere la capacità di scegliere e decidere in maniera autonoma rispetto agli adulti in genere.
Molti altri comportamenti non a rischio possono essere messi in atto per affermare la propria autonomia, ad esempio saper sostenere una propria opinione, elaborare dei valori personali o prendere decisioni circa il proprio futuro.
Identificazione e differenziazione: l’ adolescente ha la duplice esigenza di identificare se stesso come un individuo dotato di particolari caratteristiche e di differenziarsi dagli adulti, primi fra tutti i genitori, che sono stati i suoi primi modelli. L’identificazione si realizza quindi compiendo azioni che sono in grado di qualificare il ragazzo e distinguerlo dagli adulti. In questo processo l’adolescente ricerca il sostegno dei coetanei, che stanno vivendo il suo stesso percorso evolutivo;di conseguenza spesso l’identificazione e la differenziazione si realizzano  mediante azioni di gruppo, sia a rischio, ad esempio fumare spinelli, sia positive, come partecipare ad un concerto. A tale proposito numerosi studi hanno evidenziato che i comportamenti considerati negativi non vanno interpretati in termini
di influenza sociale da parte dei pari e di passiva imitazione nei loro confronti. Infatti
gli adolescenti attuano una selezione delle amicizie e scelgono quei gruppi in cui ritrovano persone che agiscono e pensano in sintonia con le proprie idee, allo scopo di rafforzare la propria identità. Questa selezione risponde inoltre all’esigenza di differenziarsi non solo dagli adulti ma anche dagli stessi coetanei, infatti molto spesso i gruppi di adolescenti dichiarano apertamente la loro diversità e superiorità rispetto ad altri gruppi.
Trasgressione e superamento dei limiti: l’adolescente mette spesso in atto comportamenti allo scopo di saggiare le reazioni degli adulti. Molti comportamenti trasgressivi sono attuati proprio per osservare in che modo l’adulto reagisce, per sondare i limiti e per capire se i divieti sono reali.  Gli adolescenti inoltre cercano di differenziare se stessi  compiendo azioni contrarie a quelle desiderate dai genitori e attraverso atteggiamenti di opposizione e di negatività.
Anche la trasgressione può essere vissuta in maniera diversa e non pericolosa, ad esempio concedendo piccole trasgressioni alle convenzioni famigliari, riguardo al tempo libero o alle festività. Il rifiuto di partecipare ad una festa in famiglia, una notte a casa dell’amico , un abbigliamento anticonformista e  qualunque richiesta che sia ritenuta dal ragazzo contraria alle norme famigliari può essere sufficiente per avere la sensazione di aver oltrepassato le regole date dai genitori.
Esplorazione di sensazioni. Questa funzione è strettamente legata all’affermazione di sé e alla ricerca di autonomia, poiché nel processo di costruzione della propria identità l’adolescente desidera sperimentare nuovi stati di coscienza, esplorare differenti sensazioni fisiche ed emozioni nuove. Quindi uso di sostanze psicoattive, abuso di alcol, guida pericolosa e azioni rischiose.
Anche in questo caso ci sono molti comportamenti non pericolosi che possono assolvere alla stessa funzione: il brivido dato da attività sportive, le emozioni suscitate dalla musica, le sensazioni provocate da un viaggio o una vacanza.
Coping e fuga. Per modalità di coping si intendono quelle strategie socio-cognitive che consentono all’individuo di far fronte alle difficoltà ed ai problemi personali e relazionali della vita quotidiana.
In adolescenza i problemi più comuni da affrontare riguardano la ridefinizione dei rapporti con i genitori, le difficoltà proposte dalla scuola, la partecipazione alla vita sociale con i coetanei, i rapporti di amicizia e le relazioni con l’altro sesso. Quando l’adolescente non è in grado di mettere in atto modalità di risoluzione centrate sul compito, cioè volte alla individuazione e risoluzione dei problemi, prevalgono strategie di tipo emotivo, volte appunto ad una risoluzione emotiva immediata dei problemi.
Alcuni comportamenti a rischio, in particolare l’uso di droghe, l’abuso di alcol, l’alimentazione distorta o consolatoria, possono rappresentare altrettanti tentativi di coping, in presenza di un fallimento nel far fronte alle richieste provenienti dalla famiglia, dalla scuola e dall’ambiente sociale.
Nei casi più gravi, il coinvolgimento massiccio nei comportamenti a rischio rappresenta una vera e propria fuga dalla realtà e dalle difficoltà, che i ragazzi non riescono a risolvere e a volte neanche ad esprimere.
Comunicazione: per gli adolescenti è molto importante comunicare con i coetanei e molti comportamenti a rischio sono utilizzati proprio perchè favoriscono la comunicazione, contribuendo a creare un clima di distensione e apertura alle relazioni sociali. E’ questo il caso di alcune sostanze psicoattive e il consumo moderato di alcol, i quali danno un senso di piacevolezza e di fluidità negli incontri sociali, eliminando le inibizioni e favorendo il senso di vicinanza e di intimità.
Condivisione di azioni ed emozioni: l’adolescente realizza ed esprime la propria individualità attraverso la condivisione con i coetanei di esperienze, sentimenti ed emozioni. Molti comportamenti a rischio, implicando azioni concrete e visibili fatte insieme agli altri, costituiscono una modalità semplice per ottenere visibilità, riconoscimento e popolarità nel gruppo. E’ questo il caso delle sostanze psicoattive e delle azioni devianti o pericolose; anche molte azioni compiute individualmente sono in realtà agite per il gruppo di pari, che ne viene a conoscenza attraverso la narrazione.
Quando si offre agli adolescenti la possibilità di agire sula scena sociale in modo positivo, ad esempio condividendo attività apprezzate dalla collettività, i ragazzi possono raggiungere gli stessi obiettivi per mezzo di comportamenti non a rischio.
Rito di legame e di passaggio: molti di questi comportamenti negativi hanno lo scopo di fondare il legame sociale con i coetanei attraverso modalità ritualizzate, caratterizzate dalla ripetizione o esagerazione di particolari gesti; ne sono un esempio la condivisione rituale della sigaretta o dello spinello. Questi comportamenti segnano la transizione dall’infanzia al gruppo dei “grandi”, che sanno osare azioni forti e trasgressive.
Emulazione e superamento: all’interno del gruppo dei coetanei, l’adolescente non avverte solo la necessità di agire in conformità degli altri ma anche quella di misurarsi con loro per affermare se stesso. Ciò può portare i ragazzi ad impegnarsi in una sorta di gara nella quale ogni individuo, oppure ogni gruppo, cerca di emulare e superare l’altro. Ne può derivare una progressiva intensificazione del coinvolgimento in azioni pericolose, i cui risultati possono essere drammatici. L’illusione di controllo contribuisce infatti ad alterare la reale percezione del rischio e può esporre ad azzardi incontrollabili nella guida, in giochi pericolosi, in azioni devianti o anche nel comportamento sessuale e alimentare disturbato.
Anche in questo caso è possibile offrire l’opportunità di gareggiare con gli altri in attività positive e comunque gratificanti.
Riconoscere tutte le funzioni dei comportamenti a rischio non significa giustificare o minimizzare queste azioni, che possono avere conseguenze molto negative e gravi sia a breve che a lungo termine, ma comprendere cosa essi significano per gli adolescenti, nel loro normale processo di sviluppo, ed impegnarsi per far sì che i ragazzi ottengano gli stessi obiettivi attraverso azioni positive, meno lesive del loro benessere e meno pericolose per il loro futuro percorso evolutivo.
Il compito degli adulti impegnati nell’educazione e nella cura degli adolescenti è appunto quello di mettere in atto adeguate strategie e fattori di protezione, attraverso un continuo e flessibile processo di ridefinizione dei rapporti e un atteggiamento educativo autorevole, che combina regole con dialogo e sostegno. Così i ragazzi potranno affrontare nel modo migliore la sfida evolutiva della loro età.

Riferimenti bibliografici:
S.Bonino, E.Cattellino, S.Ciairano (2003) Adolescenti e rischio, comportamenti, funzioni e fattori di protezione.
Giunti Editore

I SEGRETI DEL CERVELLO DEGLI ADOLESCENTI


ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE!!!!

STA PER PARTIRE IL “SOCIAL NET SKILLS”

Il primo servizio pubblico gratuito di sostegno psicologico basato su un social network rivolto ad adolescenti e gestito da adolescenti. 

Sta per partire in Toscana ‘Social Net Skills’, un progetto interregionale, di cui la Toscana è capofila, finanziato dal Minstero della Salute con 400.000 euro. Per la Toscana sono coinvolte la Asl 12 di Viareggio (che avrà 110.000 euro) e la Società della Salute di Firenze (140.000 euro). Le altre regioni che partecipano al progetto sono Lombardia, Liguria, Puglia, Lazio, Umbria, Emilia-Romagna, Campania.
La parte più nuova e consistente del progetto, della durata di due anni, prevede l’attivazione di percorsi di auto-aiuto e counseling online sui social network: Facebook, Google, Twitter, YouTube, Pinterest. A chattare, o comunicare on line con i coetanei, saranno ragazzi sotto i 20 anni, con il supporto di psicologi, medici ed esperti di comunicazione. Opportunamente formati con appositi corsi, i ragazzi potranno comunicare con i coetanei attraverso una chat line, un servizio email, un telefono amico via Skype, oltre ad una pagina continuamente aggiornata su spazi, eventi, feste, promozioni. Sul profilo di social network verranno affrontate le problematiche adolescenziali più comuni, relative a sessualità, alimentazione, affettività, consumo di sostanze.
“Abbiamo già sperimentato più volte l’educazione “peer to peer”, da pari a pari – dice l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – e abbiamo verificato che quando si tratta di adolescenti è la più efficace. Un ragazzo ascolta molto più volentieri un coetaneo, che magari ha fatto le sue stesse esperienze, piuttosto che un adulto”.
Le altre Regioni che hanno aderito al progetto, coordinate dalla Toscana, realizzeranno analoghi percorsi formativi e successivamente ogni Regione aprirà e gestirà un proprio servizio online. Un’altra parte del progetto prevede interventi di promozione del benessere nei contesti scolastici e del divertimento notturno: interventi specifici in scuole e discoteche sui fattori di rischio modificabili, come tabagismo, alcol, droghe. Destinatari dell’azione preventiva, i giovani, i gestori dei locali, le scuole, gli insegnanti, operatori e amministratori.
Dall’indagine Edit svolta tra i giovani toscani nel dicembre 2011, è emerso che il 23,6% dei guidatori abituali ha dichiarato che nei 12 mesi precedenti l’indagine ha guidato almeno una volta dopo aver bevuto troppo, mentre il 12,5% ha riferito di aver assunto sostanze psicotrope illegali prima di mettersi alla guida. Il 72,2% dei maschi e il 69,6% delle femmine ha consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista. Quasi la metà del campione totale (maschi 53,8%, femmine 48,7%) riferisce di aver avuto almeno un episodio di ubriacatura nell’ultimo anno. Questa percentuale cresce in modo preoccupante con il crescere dell’età, passando dal 23,6% dei 14enni al 67,4% di coloro che hanno 19 anni o più.

Facebook: navigare su social network non da' depressione

(ANSA) - ROMA, 11 LUG - Non c'e' nessun legame tra il tempo speso su Facebook e il rischio di depressione: dall'Universita' del Wiscounsin, arriva un'ennesima ricerca che studia l'effetto dei social network sul salute e psiche. In particolare, questa ricerca mira a verificare la validita' di un rapporto pubblicato nel 2011 da un'organizzazione di pediatri americani (Aap) che sosteneva che le reti sociali se usate in maniera intensa potevano generare depressione negli adolescenti. ''Il nostro studio e' il primo a fornire prove scientifiche relative ai presunti legami tra l'uso dei social network e il rischio di depressione'', dice Lauren Jelenchick, della Facolta' di Medicina dell'Universita' del Wisconsin. I risultati, pubblicati sul Giornale della Salute degli adolescenti, ''hanno implicazioni importanti per i medici che possono allarmare troppo i genitori sul rischio di depressione legato ai social network'', ha aggiunto. Per condurre le loro ricerche, Lauren e Megan Moreno Jelenchick hanno studiato il comportamento di 190 studenti di eta' compresa tra i 18 e i 23 anni che meta' del loro tempo speso su Internet, lo dedicavano a Facebook. E non hanno scoperto nessun legame tra l'uso dei social network e la depressione. Tuttavia, i ricercatori riconoscono che ''uno studio limitato ad un gruppo di studenti della stessa universita', non puo' definitivamente escludere qualsiasi legame tra la depressione e il tempo trascorso sui social network''. (ANSA).

L’ADOLESCENZA VISTA DA UN ADOLESCENTE

Sono un ragazzo di 17 anni e per aiutare voi, miei cari adulti, a capire meglio l’adolescenza provo a rappresentare il mio mondo disegnando una mappa geografica, delineandone confini e collegamenti. La penisola è la forma geografica che nasce spontanea nell’immaginario collettivo di noi ragazzi, una penisola sempre in eterna evoluzione che chiamo “Penisola del Caos”. E’ dunque la raffigurazione simbolica del nostro mondo.



A nord, dove ci sono montagne invalicabili, si trovano la scuola, gli adulti e purtroppo anche i genitori. Tra la scuola e l’adolescente c’è solo un ponte di collegamento, rappresentato dai professori con i quali ci puo’ essere un rapporto di incontro/ scontro. Tra i genitori e l’adolescente c’è un ponte tibetano mezzo rotto, traballante… ma c’è ed è sempre lì: il giovane sa che, se vuole, lo può attraversare, anche a fatica.
La nostra penisola è circondata dal mare dove naviga l’informazione, i media che i ragazzi seguono con estremo disinteresse. Al di sotto delle montagne c’è TANTA energia che spendiamo in ogni campo, nella tecnologia, nella ricerca del bello, per apparire ed essere accettati dal gruppo, nello sport e nei divertimenti. Al centro della penisola, collegati da un fiume con diversi affluenti ci sono i coetanei, facebook, amici e soprattutto il GRUPPO. Uno di questi fiumi sfocia nel mare-internet, inteso come l’informazione globale: ci navigo solamente perché mi interessa quella o quell’altra cosa. E’ una terra di vulcani, e poteva mancare il vulcano Amore-Sesso-Passione? La prima cotta, il primo amore, le prime delusioni amorose. E poi c’è la grande “isola che non c’è”, l’isola del dolce far niente, il mio spazio “off limits”, proibita anche agli altri coetanei, in cui mi isolo con i miei pensieri, la mia musica! E tra montagne, vulcani, mare-internet, fiumi, palude, strade del confronto/compassione…. C’è la ricerca della mia “adultità”, un grande bisogno di affermarmi in un mondo che continua a cambiare, che fa paura, che quotidianamente ti mette alla prova.

di Matteo Moramarco 

GLI ADOLESCENTI SUI SOCIAL NETWORK

Come gli adolescenti usano Internet e i Social Network? 

Quali differenze rispetto all’uso dei media “tradizionali”, come televisione e radio? Per cercare di dare una risposta, seppur parziale, a queste domande, è stata portata avanti una ricerca con gli studenti delle scuole medie della città di Sassari, di età compresa dagli 11 ai 14 anni. Il questionario è stato compilato da 517 studenti (di cui 10 sono stati scartati perché inattendibili o incompleti). I dati che qui di seguito si riportano sono i primi parziali risultati di questa ricerca.
Prima di presentarli, però, si rende necessaria una breve nota metodologica. Il questionario è stato somministrato durante le ore di lezione con l’obiettivo di coinvolgere il maggior numero di preadolescenti e adolescenti, in rapporto alla disponibilità delle scuole che hanno concesso due ore di tempo per la compilazione. Il campione è stato selezionato dividendo la città di Sassari in 4 aeree (previamente identificate in base alle caratteristiche socio-economiche e alla collocazione geografica) all’interno delle quali è stata estratta, per ognuna, una scuola. Nello specifico il questionario è stato somministrato agli studenti di una prima, di una seconda e di una terza media. Le sezioni scolastiche sono state intervistate in base alla disponibilità dei docenti. In fase di presentazione sono state illustrate le domande a tutti i partecipanti. In fase di compilazione gli studenti sono stati supportati da due ricercatori. Data la localizzazione della ricerca, i risultati ottenuti non hanno la pretesa di essere estesi alla popolazione di preadolescenti e adolescenti sardi né tanto meno italiani, ma si limitano a descrivere il contesto della città di Sassari, in rapporto alle tendenze in Italia, riconoscendo il limite dettato dalla scelta da parte delle scuole dei soggetti intervistati. Inoltre, sono state privilegiate domande semplici e per lo più dicotomiche, perché, trattandosi di preadolescenti e adolescenti si è scelto di facilitare la comprensione delle domande e la compilazione.
I dati sono ancora in corso di elaborazione, ma alcuni di questi meritano di essere presentati e discussi.
Dai dati si evince che tra gli usi principali che gli adolescenti fanno di internet emerge la chat. Infatti ben il 65,1% degli intervistati dichiara di chattare su internet, il 55,6% usa internet per fare ricerca o per studiare e il 62,7 per svago e divertimento. Solo il 12% per tenersi informato, cosa comprensibile vista la giovane età. Inoltre è interessante notare come il 58,6% degli intervistati dichiari di non ritenere in nessun modo rischiosa la propria attività su Internet. Un 31% sostiene che, forse, potrebbe essere rischiosa a causa dei siti in cui si può incappare. Infine, un 10,4% dichiara che l’uso di internet potrebbe influenzare il proprio comportamento. Si è cercato di far luce, con più batterie di domande, sul tema del rischio e della percezione del rischio nell’utilizzo della rete da parte degli studenti e i dati sono in fase di elaborazione. Si può però anticipare che tra i rischi maggiormente avvertiti nell’utilizzare i Social Network, e Facebook nello specifico, vi è “l’abbassamento del rendimento nello studio”, mentre quello meno avvertito è “l’indebolimento delle relazioni dirette con gli amici/familiari”.
Ed è proprio in relazione con Facebook che emerge un dato degno di nota. Infatti, ben il 79,7% degli studenti che hanno compilato il questionario dichiara di avere un profilo su Facebook. L’aspetto interessante è che, nonostante Facebook dichiari nella nota informativa che non possa essere effettuata l’iscrizione prima di aver compiuto il tredicesimo anno di età, il 24,8% dei rispondenti, di età compresa tra gli 11 e i 12 anni, sostiene di usare Facebook. In altri termini, quasi un bambino su quattro in età compresa tra gli 11 e i 12 anni e, quindi, sotto la soglia di età consentita per l’accesso a facebook, usa il social network.
Un tema di particolare interesse, che merita di essere approfondito e discusso, è legato all’uso della rete per cercare informazioni delicate o imbarazzanti. Il 48,7% degli studenti dichiara di cercare in rete informazioni che non chiederebbe ai propri genitori.
La percentuale è più alta tra gli adolescenti della fascia d’età 13-14 che in quella tra 11 e 12. Infatti, la percentuale scende al 42,75% tra gli studenti di 11 e 12 anni, mentre sale al 56,68% tra gli studenti nella fascia d’età compresa tra i 13 e i 14 anni. Il dato è statisticamente rilevante e denota un diverso approccio nell’utilizzo della rete in relazione all’età e ai “problemi” legati alla crescita che si stanno affrontando, in un momento molto particolare dello sviluppo. Non si registrano, invece, differenze rilevanti tra ragazzi e ragazze.
Da questi dati si può evincere che la rete in generale, e i social network in particolare, permettono agli adolescenti di superare l’imbarazzo di un confronto diretto con la famiglia: spesso, dietro l’anonimato, cercano informazioni che reputano imbarazzanti o delicate. La rete sembra diventare, dunque, il rifugio sicuro per la ricerca di informazioni che gli adolescenti possono reputare difficili da affrontare con i genitori. Il dato è particolarmente interessante poiché, ancora una volta, denota l’uso di questo nuovo medium per costruire un proprio percorso personale nella ricerca di informazioni che riguardano la loro crescita. Cosa comporta questo? Potrebbe indicare un incremento di fiducia da parte degli adolescenti nelle informazioni reperite in rete rispetto a quelle ricevute dalla famiglia? O semplicemente la “conquista” di una maggiore libertà e facilità di accesso alle informazioni per i più giovani? Ed inoltre, questo può inclinare i rapporti all’interno della famiglia? Si deve necessariamente evidenziare che gli studenti ai quali è stato sottoposto il questionario attraversano la fase tra la preadolescenza e l’adolescenza e, dunque, molti temi (legati alla sessualità o alla propria crescita) si fanno impellenti, ma sono spesso difficilmente affrontabili tra le mura domestiche. Sarebbe però errato pensare alla rete, come ad un sostituto della famiglia. Le notizie trovate in rete non sostituiscono la famiglia ma casomai l’affiancano e la integrano. Il fenomeno della ricerca di informazioni “delicate” sul web non riguarda solo gli adolescenti, ma tutta la popolazione italiana. Infatti, secondo una ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Urbino-Carlo Bo su un campione di circa 1200 persone, il 71,8% degli intervistati predilige la rete per informarsi su salute e medicina, contro il 66% degli Stati Uniti. Nello specifico, parte delle persone che cercano informazioni sul web in ambito sanitario hanno un’età compresa tra i 30 ed i 49 anni (47,3% degli intervistati) e una maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie della comunicazione. Ancora più nello specifico e secondo i dati forniti da Stefano Brovelli, presidente dell’Anifa (l’associazione dei produttori di farmaci da automedicazione) sono 8,5 milioni gli italiani che si rivolgono alla Rete in cerca di informazioni sulla salute, dai disturbi ai farmaci, dagli ospedali e ai medici.
Il web, ed in particolare il web 2.0 che permette di interagire, di scambiare informazione, porre delle domande e dare delle risposte, rappresenta, dunque, una fonte per un primo screening. Aspetto tanto più vero se si pensa che, secondo i dati forniti dal Censis nel 2009, gli italiani tendono a privilegiare tale canale rispetto alla consultazione del medico. Il web sta allora sostituendo il ruolo dei medici di famiglia? Sarebbe probabilmente errato interpretare il dato in questo modo, ma il fenomeno non può in nessun modo essere sottovalutato. Non si tratta di sostituire, ma, come nel caso delle famiglie per i preadolescenti, di affiancare, integrare e, come alcune iniziative di successo hanno dimostrato, coordinare interventi di conoscenza. Infatti, le informazioni trovate in rete vengono utilizzate, secondo Brovelli, “dagli utenti per discutere con il proprio medico nel 54% dei casi, con il farmacista per il 31% e per decidere da solo quale farmaco eventualmente acquistare per il 17% dei casi”.
Questi dati, come quelli che la nostra ricerca ha sottolineato, mettono in luce come Internet goda di una discreta fiducia da parte dei cittadini ed è per questo che si rende necessario favorire la visibilità di fonti e dati affidabili. Cosa ancora più vera se si parla di adolescenti e preadolescenti.
Infine, visto che gli adolescenti hanno libero accesso alla rete e ricercano, oltre allo svago e al gioco,  anche determinate informazioni, sarebbe auspicabile, con l’obiettivo di fornire un miglior servizio, proporre siti di informazioni “delicate e imbarazzanti” controllate e affidabili.
 

Massimo Ragnedda, Ph.D. in Theory of Communication and Intercultural Studies at the University of Sassari. In the academic year 2003/2004 he was Visiting Researcher at the Institute of Communication Studies of Leeds University (UK), in the academic year 2006/2007 he was an affiliated visitor at the Department of Sociology, University of Cambridge (UK) and he was Academic Visiting at the Oxford Internet Institute (University of Oxford). Currently he teaches Mass Communications at Northumbria University (UK). He is author of five books and several articles. Contact: ragnedda (at) gmail.com http://uniss.academia.edu/MassimoRagnedda

ELEZIONI CONSIGLIO DI ISTITUTO 2012

ELEZIONI CONSIGLIO DI ISTITUTO 2012

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POF 2010-2013

POF 2010-2013

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FIRST CERTIFICATE

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gionalino

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