ADOLESCENTI E COMPORTAMENTI A RISCHIO
Nel corso del proprio ciclo di vita l’individuo deve affrontare una
serie di compiti particolari, caratteristici di un certo periodo
dell’esistenza, che derivano dall’interazione tra la maturazione
fisiologica, le capacità cognitive e relazionali, le aspirazioni di ogni
persona da un lato e l’insieme delle influenze, delle richieste e delle
norme sociali dall’altro.
Secondo la definizione di Havighurst, che ha introdotto questo
concetto, il superamento dei compiti di sviluppo caratteristici di ogni
età conduce ad una condizione di benessere e di buon adattamento tra
l’individuo e il suo contesto sociale, aumenta il senso di autostima e
pone le basi per il successo nel raggiungimento dei compiti di sviluppo
delle età successive.
Riguardo all’adolescenza, i compiti generali ed universali di sviluppo possono essere così identificati:
- compiti di sviluppo in rapporto con l’esperienza della pubertà e della maturazione sessuale;
- compiti di sviluppo in rapporto con l’allargamento degli
interessi personali e sociali e con l’acquisizione del pensiero
ipotetico-deduttivo;
- compiti di sviluppo in rapporto con la problematica dell’identità e della riorganizzazione del concetto di sé.
In particolare, gli adolescenti devono instaurare relazioni nuove e
più mature con coetanei di entrambi i sessi, sviluppare competenze
intellettuali e conoscenze necessarie per la competenza civica,
desiderare ed acquisire un comportamento socialmente responsabile,
acquisire un sistema di valori ed una coscienza etica come guida al
proprio comportamento, conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da
altri adulti, raggiungere la sicurezza di indipendenza economica,
orientarsi e prepararsi per una occupazione o professione, acquisire un
ruolo sociale femminile o maschile, accettare il proprio corpo ed usarlo
in maniera efficace.
I percorsi individuali di sviluppo lungo l’adolescenza sono dunque il
risultato dell’azione orientata verso scopi significativi da parte di
uno specifico adolescente, che ha certe caratteristiche biologiche ed
una precisa storia e che risponde in modo differenziato ai compiti di
sviluppo posti dal particolare contesto in cui vive.
La sfida evolutiva viene vissuta in adolescenza insieme ai propri
genitori, ai coetanei, agli insegnanti, all’interno di una precisa
comunità; si tratta quindi di un’impresa di sviluppo che vede impegnati
non solo gli adolescenti, ma molte altre persone e contesti sociali che
costituiscono il tessuto nel quale la loro crescita si realizza.
E’ proprio alla relazione tra l’adolescente, i suoi compiti di
sviluppo e il suo contesto che occorre fare riferimento per comprendere i
comportamenti a rischio in età adolescenziale.
Per comportamenti a rischio si intendono quei comportamenti che
compaiono in età adolescenziale e che possono mettere a repentaglio il
benessere fisico, psicologico e sociale della persona. In genere sono
utilizzati da numerosi adolescenti per raggiungere scopi personalmente e
socialmente significativi ed esprimono il tentativo di padroneggiare le
difficoltà e di risolvere particolari problemi collegati al contesto di
vita e alle relazioni sociali. Ci sono vari comportamenti problematici
che rientrano in questa categoria: l’uso di alcol, di sigarette e di
sostanze psicoattive; i comportamenti e giochi rischiosi: la guida
pericolosa; i comportamenti devianti e le trasgressioni alle norme
sociali; il comportamento sessuale a rischio; l’alimentazione
disturbata.
Le seguenti funzioni dei comportamenti a rischio si riferiscono a due
grandi aree, tra loro collegate, che riguardano lo sviluppo
dell’identità da un lato e la partecipazione sociale dall’altro.
Sia comportamenti a rischio che comportamenti salutari possono
svolgere le stesse funzioni nel processo di costruzione dell’identità e
nella ridefinizione delle relazioni sociali. Le differenze di
coinvolgimento dei ragazzi in questi comportamenti dipendono dal
differente sviluppo delle capacità individuali, dallo stile educativo
genitoriale e dalle opportunità offerte dal contesto sociale.
Adultità: si tratta dell’ assunzione anticipata di
comportamenti che nell’adulto sono considerati normali, tipo fumare o
consumare alcol. Alcuni ragazzi attuano questi comportamenti a rischio
per sentirsi adulti, rafforzando la propria identità in un momento in
cui altri aspetti più essenziali dell’essere adulti non sono ancora
realizzabili.
Si possono proporre altre forme per sentirsi adulti, ad esempio con
l’assunzione di responsabilità, oppure con la partecipazione alla vita
sociale attraverso il volontariato.
Acquisizione e affermazione di autonomia: superare
la condizione di dipendenza, caratteristica dell’infanzia per acquisire
autonomia. Gli adolescenti mettono in atto comportamenti per realizzare
una autonomia di scelta rispetto alle norme, ai valori e alle
indicazioni degli adulti.
Il comportamento a rischio, come l’uso di sostanze psicoattive, la
guida pericolosa, la devianza in genere, ha per i ragazzi la funzione di
dimostrare a se stessi e al gruppo di pari di possedere la capacità di
scegliere e decidere in maniera autonoma rispetto agli adulti in genere.
Molti altri comportamenti non a rischio possono essere messi in atto
per affermare la propria autonomia, ad esempio saper sostenere una
propria opinione, elaborare dei valori personali o prendere decisioni
circa il proprio futuro.
Identificazione e differenziazione: l’ adolescente
ha la duplice esigenza di identificare se stesso come un individuo
dotato di particolari caratteristiche e di differenziarsi dagli adulti,
primi fra tutti i genitori, che sono stati i suoi primi modelli.
L’identificazione si realizza quindi compiendo azioni che sono in grado
di qualificare il ragazzo e distinguerlo dagli adulti. In questo
processo l’adolescente ricerca il sostegno dei coetanei, che stanno
vivendo il suo stesso percorso evolutivo;di conseguenza spesso
l’identificazione e la differenziazione si realizzano mediante azioni
di gruppo, sia a rischio, ad esempio fumare spinelli, sia positive, come
partecipare ad un concerto. A tale proposito numerosi studi hanno
evidenziato che i comportamenti considerati negativi non vanno
interpretati in termini
di influenza sociale da parte dei pari e di passiva imitazione nei loro confronti. Infatti
gli adolescenti attuano una selezione delle amicizie e scelgono quei
gruppi in cui ritrovano persone che agiscono e pensano in sintonia con
le proprie idee, allo scopo di rafforzare la propria identità. Questa
selezione risponde inoltre all’esigenza di differenziarsi non solo dagli
adulti ma anche dagli stessi coetanei, infatti molto spesso i gruppi di
adolescenti dichiarano apertamente la loro diversità e superiorità
rispetto ad altri gruppi.
Trasgressione e superamento dei limiti: l’adolescente mette
spesso in atto comportamenti allo scopo di saggiare le reazioni degli
adulti. Molti comportamenti trasgressivi sono attuati proprio per
osservare in che modo l’adulto reagisce, per sondare i limiti e per
capire se i divieti sono reali. Gli adolescenti inoltre cercano di
differenziare se stessi compiendo azioni contrarie a quelle desiderate
dai genitori e attraverso atteggiamenti di opposizione e di negatività.
Anche la trasgressione può essere vissuta in maniera diversa e non
pericolosa, ad esempio concedendo piccole trasgressioni alle convenzioni
famigliari, riguardo al tempo libero o alle festività. Il rifiuto di
partecipare ad una festa in famiglia, una notte a casa dell’amico , un
abbigliamento anticonformista e qualunque richiesta che sia ritenuta
dal ragazzo contraria alle norme famigliari può essere sufficiente per
avere la sensazione di aver oltrepassato le regole date dai genitori.
Esplorazione di sensazioni. Questa funzione è
strettamente legata all’affermazione di sé e alla ricerca di autonomia,
poiché nel processo di costruzione della propria identità l’adolescente
desidera sperimentare nuovi stati di coscienza, esplorare differenti
sensazioni fisiche ed emozioni nuove. Quindi uso di sostanze
psicoattive, abuso di alcol, guida pericolosa e azioni rischiose.
Anche in questo caso ci sono molti comportamenti non pericolosi che
possono assolvere alla stessa funzione: il brivido dato da attività
sportive, le emozioni suscitate dalla musica, le sensazioni provocate da
un viaggio o una vacanza.
Coping e fuga. Per modalità di coping si intendono
quelle strategie socio-cognitive che consentono all’individuo di far
fronte alle difficoltà ed ai problemi personali e relazionali della vita
quotidiana.
In adolescenza i problemi più comuni da affrontare riguardano la
ridefinizione dei rapporti con i genitori, le difficoltà proposte dalla
scuola, la partecipazione alla vita sociale con i coetanei, i rapporti
di amicizia e le relazioni con l’altro sesso. Quando l’adolescente non è
in grado di mettere in atto modalità di risoluzione centrate sul
compito, cioè volte alla individuazione e risoluzione dei problemi,
prevalgono strategie di tipo emotivo, volte appunto ad una risoluzione
emotiva immediata dei problemi.
Alcuni comportamenti a rischio, in particolare l’uso di droghe,
l’abuso di alcol, l’alimentazione distorta o consolatoria, possono
rappresentare altrettanti tentativi di coping, in presenza di un
fallimento nel far fronte alle richieste provenienti dalla famiglia,
dalla scuola e dall’ambiente sociale.
Nei casi più gravi, il coinvolgimento massiccio nei comportamenti a
rischio rappresenta una vera e propria fuga dalla realtà e dalle
difficoltà, che i ragazzi non riescono a risolvere e a volte neanche ad
esprimere.
Comunicazione: per gli adolescenti è molto importante
comunicare con i coetanei e molti comportamenti a rischio sono
utilizzati proprio perchè favoriscono la comunicazione, contribuendo a
creare un clima di distensione e apertura alle relazioni sociali. E’
questo il caso di alcune sostanze psicoattive e il consumo moderato di
alcol, i quali danno un senso di piacevolezza e di fluidità negli
incontri sociali, eliminando le inibizioni e favorendo il senso di
vicinanza e di intimità.
Condivisione di azioni ed emozioni: l’adolescente
realizza ed esprime la propria individualità attraverso la condivisione
con i coetanei di esperienze, sentimenti ed emozioni. Molti
comportamenti a rischio, implicando azioni concrete e visibili fatte
insieme agli altri, costituiscono una modalità semplice per ottenere
visibilità, riconoscimento e popolarità nel gruppo. E’ questo il caso
delle sostanze psicoattive e delle azioni devianti o pericolose; anche
molte azioni compiute individualmente sono in realtà agite per il gruppo
di pari, che ne viene a conoscenza attraverso la narrazione.
Quando si offre agli adolescenti la possibilità di agire sula scena
sociale in modo positivo, ad esempio condividendo attività apprezzate
dalla collettività, i ragazzi possono raggiungere gli stessi obiettivi
per mezzo di comportamenti non a rischio.
Rito di legame e di passaggio: molti di questi
comportamenti negativi hanno lo scopo di fondare il legame sociale con i
coetanei attraverso modalità ritualizzate, caratterizzate dalla
ripetizione o esagerazione di particolari gesti; ne sono un esempio la
condivisione rituale della sigaretta o dello spinello. Questi
comportamenti segnano la transizione dall’infanzia al gruppo dei
“grandi”, che sanno osare azioni forti e trasgressive.
Emulazione e superamento: all’interno del gruppo
dei coetanei, l’adolescente non avverte solo la necessità di agire in
conformità degli altri ma anche quella di misurarsi con loro per
affermare se stesso. Ciò può portare i ragazzi ad impegnarsi in una
sorta di gara nella quale ogni individuo, oppure ogni gruppo, cerca di
emulare e superare l’altro. Ne può derivare una progressiva
intensificazione del coinvolgimento in azioni pericolose, i cui
risultati possono essere drammatici. L’illusione di controllo
contribuisce infatti ad alterare la reale percezione del rischio e può
esporre ad azzardi incontrollabili nella guida, in giochi pericolosi, in
azioni devianti o anche nel comportamento sessuale e alimentare
disturbato.
Anche in questo caso è possibile offrire l’opportunità di gareggiare con gli altri in attività positive e comunque gratificanti.
Riconoscere tutte le funzioni dei comportamenti a rischio non
significa giustificare o minimizzare queste azioni, che possono avere
conseguenze molto negative e gravi sia a breve che a lungo termine, ma
comprendere cosa essi significano per gli adolescenti, nel loro normale
processo di sviluppo, ed impegnarsi per far sì che i ragazzi ottengano
gli stessi obiettivi attraverso azioni positive, meno lesive del loro
benessere e meno pericolose per il loro futuro percorso evolutivo.
Il compito degli adulti impegnati nell’educazione e nella cura degli
adolescenti è appunto quello di mettere in atto adeguate strategie e
fattori di protezione, attraverso un continuo e flessibile processo di
ridefinizione dei rapporti e un atteggiamento educativo autorevole, che
combina regole con dialogo e sostegno. Così i ragazzi potranno
affrontare nel modo migliore la sfida evolutiva della loro età.
Riferimenti bibliografici:
S.Bonino, E.Cattellino, S.Ciairano (2003) Adolescenti e rischio, comportamenti, funzioni e fattori di protezione.
Giunti Editore