Come gli adolescenti usano Internet e i Social Network?
Quali
differenze rispetto all’uso dei media “tradizionali”, come televisione e
radio? Per cercare di dare una risposta, seppur parziale, a queste
domande, è stata portata avanti una ricerca con gli studenti delle
scuole medie della città di Sassari, di età compresa dagli 11 ai 14
anni. Il questionario è stato compilato da 517 studenti (di cui 10 sono
stati scartati perché inattendibili o incompleti). I dati che qui di
seguito si riportano sono i primi parziali risultati di questa ricerca.
Prima di presentarli, però, si rende necessaria una breve nota
metodologica. Il questionario è stato somministrato durante le ore di
lezione con l’obiettivo di coinvolgere il maggior numero di
preadolescenti e adolescenti, in rapporto alla disponibilità delle
scuole che hanno concesso due ore di tempo per la compilazione. Il
campione è stato selezionato dividendo la città di Sassari in 4 aeree
(previamente identificate in base alle caratteristiche socio-economiche e
alla collocazione geografica) all’interno delle quali è stata estratta,
per ognuna, una scuola. Nello specifico il questionario è stato
somministrato agli studenti di una prima, di una seconda e di una terza
media. Le sezioni scolastiche sono state intervistate in base alla
disponibilità dei docenti. In fase di presentazione sono state
illustrate le domande a tutti i partecipanti. In fase di compilazione
gli studenti sono stati supportati da due ricercatori. Data la
localizzazione della ricerca, i risultati ottenuti non hanno la pretesa
di essere estesi alla popolazione di preadolescenti e adolescenti sardi
né tanto meno italiani, ma si limitano a descrivere il contesto della
città di Sassari, in rapporto alle tendenze in Italia, riconoscendo il
limite dettato dalla scelta da parte delle scuole dei soggetti
intervistati. Inoltre, sono state privilegiate domande semplici e per lo
più dicotomiche, perché, trattandosi di preadolescenti e adolescenti si
è scelto di facilitare la comprensione delle domande e la compilazione.
I dati sono ancora in corso di elaborazione, ma alcuni di questi meritano di essere presentati e discussi.
Dai dati si evince che tra gli usi principali che gli adolescenti
fanno di internet emerge la chat. Infatti ben il 65,1% degli
intervistati dichiara di chattare su internet, il 55,6% usa internet per
fare ricerca o per studiare e il 62,7 per svago e divertimento. Solo il
12% per tenersi informato, cosa comprensibile vista la giovane età.
Inoltre è interessante notare come il 58,6% degli intervistati dichiari
di non ritenere in nessun modo rischiosa la propria attività su
Internet. Un 31% sostiene che, forse, potrebbe essere rischiosa a causa
dei siti in cui si può incappare. Infine, un 10,4% dichiara che l’uso di
internet potrebbe influenzare il proprio comportamento. Si è cercato di
far luce, con più batterie di domande, sul tema del rischio e della
percezione del rischio nell’utilizzo della rete da parte degli studenti e
i dati sono in fase di elaborazione. Si può però anticipare che tra i
rischi maggiormente avvertiti nell’utilizzare i Social Network, e
Facebook nello specifico, vi è “l’abbassamento del rendimento nello
studio”, mentre quello meno avvertito è “l’indebolimento delle relazioni
dirette con gli amici/familiari”.
Ed è proprio in relazione con Facebook che emerge un dato degno di
nota. Infatti, ben il 79,7% degli studenti che hanno compilato il
questionario dichiara di avere un profilo su Facebook. L’aspetto
interessante è che, nonostante Facebook dichiari nella nota informativa
che non possa essere effettuata l’iscrizione prima di aver compiuto il
tredicesimo anno di età, il 24,8% dei rispondenti, di età compresa tra
gli 11 e i 12 anni, sostiene di usare Facebook. In altri termini, quasi
un bambino su quattro in età compresa tra gli 11 e i 12 anni e, quindi,
sotto la soglia di età consentita per l’accesso a facebook, usa il
social network.
Un tema di particolare interesse, che merita di essere approfondito e
discusso, è legato all’uso della rete per cercare informazioni delicate
o imbarazzanti. Il 48,7% degli studenti dichiara di cercare in rete
informazioni che non chiederebbe ai propri genitori.
La percentuale è più alta tra gli adolescenti della fascia d’età
13-14 che in quella tra 11 e 12. Infatti, la percentuale scende al
42,75% tra gli studenti di 11 e 12 anni, mentre sale al 56,68% tra gli
studenti nella fascia d’età compresa tra i 13 e i 14 anni. Il dato è
statisticamente rilevante e denota un diverso approccio nell’utilizzo
della rete in relazione all’età e ai “problemi” legati alla crescita che
si stanno affrontando, in un momento molto particolare dello sviluppo.
Non si registrano, invece, differenze rilevanti tra ragazzi e ragazze.
Da questi dati si può evincere che la rete in generale, e i social
network in particolare, permettono agli adolescenti di superare
l’imbarazzo di un confronto diretto con la famiglia: spesso, dietro
l’anonimato, cercano informazioni che reputano imbarazzanti o delicate.
La rete sembra diventare, dunque, il rifugio sicuro per la ricerca di
informazioni che gli adolescenti possono reputare difficili da
affrontare con i genitori. Il dato è particolarmente interessante
poiché, ancora una volta, denota l’uso di questo nuovo medium per
costruire un proprio percorso personale nella ricerca di informazioni
che riguardano la loro crescita. Cosa comporta questo? Potrebbe indicare
un incremento di fiducia da parte degli adolescenti nelle informazioni
reperite in rete rispetto a quelle ricevute dalla famiglia? O
semplicemente la “conquista” di una maggiore libertà e facilità di
accesso alle informazioni per i più giovani? Ed inoltre, questo può
inclinare i rapporti all’interno della famiglia? Si deve necessariamente
evidenziare che gli studenti ai quali è stato sottoposto il
questionario attraversano la fase tra la preadolescenza e l’adolescenza
e, dunque, molti temi (legati alla sessualità o alla propria crescita)
si fanno impellenti, ma sono spesso difficilmente affrontabili tra le
mura domestiche. Sarebbe però errato pensare alla rete, come ad un
sostituto della famiglia. Le notizie trovate in rete non sostituiscono
la famiglia ma casomai l’affiancano e la integrano. Il fenomeno della
ricerca di informazioni “delicate” sul web non riguarda solo gli
adolescenti, ma tutta la popolazione italiana. Infatti, secondo una
ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione
dell’Università di Urbino-Carlo Bo su un campione di circa 1200 persone,
il 71,8% degli intervistati predilige la rete per informarsi su salute e
medicina, contro il 66% degli Stati Uniti. Nello specifico, parte delle
persone che cercano informazioni sul web in ambito sanitario hanno
un’età compresa tra i 30 ed i 49 anni (47,3% degli intervistati) e una
maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie della comunicazione.
Ancora più nello specifico e secondo i dati forniti da Stefano Brovelli,
presidente dell’Anifa (l’associazione dei produttori di farmaci da
automedicazione) sono 8,5 milioni gli italiani che si rivolgono alla
Rete in cerca di informazioni sulla salute, dai disturbi ai farmaci,
dagli ospedali e ai medici.
Il web, ed in particolare il web 2.0 che permette di interagire, di
scambiare informazione, porre delle domande e dare delle risposte,
rappresenta, dunque, una fonte per un primo screening. Aspetto tanto più
vero se si pensa che, secondo i dati forniti dal Censis nel 2009, gli
italiani tendono a privilegiare tale canale rispetto alla consultazione
del medico. Il web sta allora sostituendo il ruolo dei medici di
famiglia? Sarebbe probabilmente errato interpretare il dato in questo
modo, ma il fenomeno non può in nessun modo essere sottovalutato. Non si
tratta di sostituire, ma, come nel caso delle famiglie per i
preadolescenti, di affiancare, integrare e, come alcune iniziative di
successo hanno dimostrato, coordinare interventi di conoscenza. Infatti,
le informazioni trovate in rete vengono utilizzate, secondo Brovelli,
“dagli utenti per discutere con il proprio medico nel 54% dei casi, con
il farmacista per il 31% e per decidere da solo quale farmaco
eventualmente acquistare per il 17% dei casi”.
Questi dati, come quelli che la nostra ricerca ha sottolineato,
mettono in luce come Internet goda di una discreta fiducia da parte dei
cittadini ed è per questo che si rende necessario favorire la visibilità
di fonti e dati affidabili. Cosa ancora più vera se si parla di
adolescenti e preadolescenti.
Infine, visto che gli adolescenti hanno libero accesso alla rete e
ricercano, oltre allo svago e al gioco, anche determinate informazioni,
sarebbe auspicabile, con l’obiettivo di fornire un miglior servizio,
proporre siti di informazioni “delicate e imbarazzanti” controllate e
affidabili.
Massimo Ragnedda, Ph.D. in Theory of Communication and Intercultural
Studies at the University of Sassari. In the academic year 2003/2004 he
was Visiting Researcher at the Institute of Communication Studies of
Leeds University (UK), in the academic year 2006/2007 he was an
affiliated visitor at the Department of Sociology, University of
Cambridge (UK) and he was Academic Visiting at the Oxford Internet
Institute (University of Oxford). Currently he teaches Mass
Communications at Northumbria University (UK). He is author of five
books and several articles. Contact: ragnedda (at) gmail.com
http://uniss.academia.edu/MassimoRagnedda