Sempre meno ingressi ai musei. Soprattutto a quelli gratuiti. E
declino di cinema e teatri. I dati del 2013 confermano l'allarmante
crisi di arte, musica e spettacoli da Napoli a Venezia. In rosso, per il
secondo anno di fila, dopo lunghe stagioni di miglioramenti. E il 2014
si presenta ancora più difficile
No, non è una questione di soldi. Non è solo per via della crisi
economica che negli ultimi due anni il numero di visitatori a musei e
mostre, in Italia, è colato a picco, dopo intere stagioni di crescita
costante. I numeri del 2013, appena pubblicati da Istat e Federculture,
sono l'ennesima batosta alle speranze di chi crede nella cultura di
questo Paese. A quanto pare amare l'arte è sempre meno di moda: l'anno
scorso solo 25 persone su 100 hanno messo piede in una galleria almeno
una volta. Nel 2010 erano 30. Colpa della naturale spending review delle
famiglie, in un momento in cui i redditi sono sempre più in bilico?
Sicuramente. Ma è una spiegazione che non basta. Perché se nel 2012
tutti i musei statali hanno perso tre milioni e mezzo di visitatori,
sono stati soprattutto quelli a ingresso gratuito a soffrire.
Pinacoteche e gallerie a costo zero, che non incidono sul portafoglio,
hanno registrato l'andamento peggiore: dopo anni di crescita, tangibile,
fra il 2009 e il 2011, quando la crisi, in teoria, era già galoppante,
hanno perso da soli il 17,4 per cento dei visitatori, ovvero quasi due
milioni e mezzo di persone che hanno rinunciato a scoprirli, anche se
per farlo non avrebbero speso un centesimo. Per dare un'idea, le
esposizioni a pagamento hanno perso (solo) il cinque per cento del
pubblico. Tanto che alla fine, dal 2011 a oggi, gli introiti delle
grandi e piccole collezioni d'arte statali sono pure aumentati di un
poco, passando da 110 a 113 milioni di euro. Continuando a attrarre,
però, sempre meno persone.