La scuola è giusta? Paese al top
In Finlandia e Corea sistemi
d'insegnamento opposti ma vincenti
I modelli
sono Finlandia e Corea del Sud: sono queste
le superpotenze dell'istruzione, come emerge da una corposa ricerca sui sistemi
educativi di 50 Paesi, realizzata dall'Economist Intelligence Unit per la
multinazionale dell'educazione Pearson. Lo studio viene presentato oggi a
Londra e ha come obiettivo principale supportare politici, dirigenti scolastici
e ricercatori universitari nell'individuare i fattori chiave di miglioramento
della scuola.
L'idea è che,
per quanto sia difficile da quantificare, c'è un
collegamento evidente tra le conoscenze e le competenze con cui i giovani
entrano nel modo del lavoro e la competitività economica di un Paese a lungo
termine. Lo studio ha prodotto un database pubblico e open-source (da oggi
consultabile al link http://thelearningcurve.pearson.com) che raccoglie oltre 60 indici
comparativi da 50 Paesi: dati come spesa pubblica nell'istruzione, salari dei
docenti, tasso di alfabetizzazione, raggiungimento del diploma e della laurea,
tasso di disoccupazione, Pil e via dicendo.
La classifica, che vede l'Italia al
ventiquattresimo posto, propone un nuovo parametro di
valutazione, l'«Indice globale sulle capacità conoscitive e il raggiungimento
del livello di istruzione», basato su test internazionali (quello
dell'Ocs-Pisa, le valutazioni Timms e Pirls), ma anche dati nazionali sulla
media di conseguimento di diploma e laurea. Hong Kong, Giappone e Singapore
sono nelle posizioni più alte, mentre negli ultimi posti si trovano Messico, Brasile
e Indonesia, pur essendo, queste ultime, economie in veloce via di sviluppo.
I due Paesi al vertice della
classifica, Finlandia e Corea del Sud, propongono
due sistemi educativi completamente diversi: mentre quello coreano è rigido,
basato su verifiche, test, apprendimento mnemonico e obbliga gli studenti a
investire molto tempo nella loro istruzione (oltre il 60 per cento dopo la
scuola segue lezioni private), quello finlandese è molto più duttile e soft: le
ore di scuola sono inferiori rispetto a molti altri Paesi (in Italia il tempo
passato sui banchi è superiore di tre anni), non vengono assegnati compiti a
casa, viene privilegiata la creatività sull'apprendimento mnemonico.
Ciò che accomuna i due Paesi è
l'importanza attribuita all'insegnamento. La ricerca
evidenzia che entrambi danno grande importanza all'arruolamento e
all'aggiornamento della classe docente (Finlandia e Corea del Sud scelgono gli
insegnanti tra i migliori laureati). Entrambi fanno leva sul senso di
responsabilità nel raggiungimento degli obiettivi e sono caratterizzati da
un'idea morale diffusa nella società che motiva docenti e studenti (in entrambe
le società il rispetto per l'insegnante è considerato fondamentale).
D'altro canto l'importanza
dell'insegnamento è l'indicazione principale che emerge
dalla ricerca e si basa soprattutto sul riconoscimento del ruolo sociale,
mentre il salario degli insegnanti sembra avere scarsa rilevanza sui successi
scolastici e pochi collegamenti con lo sviluppo della capacità cognitive
misurate secondo i test internazionali. Uno studio su due milioni e mezzo di
americani ha stabilito che gli studenti che hanno avuto insegnanti migliori
hanno più probabilità di frequentare college prestigiosi, guadagnano di più,
vivono in quartieri di migliore status economico-sociale, risparmiano di più
per la pensione e, addirittura, hanno meno probabilità di avere gravidanze
adolescenziali.
Da un punto di vista generale, dice la ricerca, l'investimento economico sull'istruzione sembra sì
importante nel raggiungimento di risultati positivi, ma ancora più importante è
una cultura di supporto all'educazione. Non è un caso che, negli Stati Uniti, a
seconda della cultura d'origine, ci sono forti differenze, per cui è
statisticamente provato che studenti provenienti da famiglie di Hong Kong o
Singapore fanno meglio di studenti che vengono dall'America latina o da Haiti.
La questione dell'istruzione
appropriata in vista di una futura crescita economica, in grado di offrire agli studenti gli strumenti per affrontare un futuro
incerto sono il cuore di alcune riforme scolastiche sopratutto in Asia. Il
fatto di anticipare, nella formazione, quelli che saranno i lavori di domani,
ha fatto sì che il sistema educativo di Singapore, per esempio, fin dal 1997,
sia passato da una forma di apprendimento tradizionale, con grande attenzione
allo studio mnemonico, a una formazione che si basa su matematica, scienza e
cultura generale combinata con l'apprendimento di come applicare le
informazioni che si acquisiscono. I sistemi scolastici di alcuni dei Paesi che
si collocano più in alto nella classifica si basano su un'enfasi maggiore sullo
sviluppo di «creatività, personalità e collaborazione».
Dallo studio emerge che insegnare
a lavorare in squadra, a interagire ed empatizzare con
gli altri è la sfida della scuola di domani, tanto che un gruppo di lavoro che
include i ministeri dell'Educazione di alcuni Stati stanno cercando di
elaborare un metro di valutazione per queste abilità, che verrà introdotto nel
programma di valutazione internazionale Pisa del 2015.
Cristina Taglietti