Che cosa significa essere belle? Un tempo lo lasciavamo decidere ai
magazine di moda o alle immagini che arrivavano dai red carpet. Ora, per l’82
per cento delle donne sono i social
network, gli autoscatti e le immagini che girano in rete a stabilire i canoni
della nostra beltà.
Morale, non è più lo specchio delle nostre brame a dirci se possiamo essere
soddisfatte o meno del nostro aspetto. Ma lo smartphone.
A sostenere ciò non è Mark Zuckerberg ma
una ricerca di Dove, brand che da sempre fa del rapporto tra donne e
corpo uno dei temi delle sue campagne di marketing (tanto da far parlare
qualcuno di gender
washing).
Secondo lo studio commissionato dal potente brand di prodotti di bellezza, le adolescenti di oggi scelgono la
pettinatura o il look sulla base delle reazioni suscitate sui social network
dalle immagini che le ritraggono. Ovvero, se un loro selfie fa tanti like vuol
dire che gli altri apprezzano, quindi va bene. Se invece nessuno commenta o
apprezza, vuole dire che devono cambiare.
Si tratta di un’estremizzazione è chiaro. Ma se ci si ferma a pensarci un
attimo il passaggio è abbastanza scontato. La percezione che abbiamo di noi
stessi – e non solo per il nostro aspetto fisico – oggi passa sempre di più
dalla rete. E’ una questione generazionale. Secondo lo studio di Dove (e
secondo il video che è stato realizzato per presentare il tema, presentato al
Sundance Film Festival), questo cambiamento è particolarmente evidente nel
rapporto tra madri e figlie. Le prime fanno riferimento a canoni estetici
tradizionali, mutuati per lo più dalla televisione e dai magazine di moda,
mentre le seconde scelgono i loro modelli attraverso il passaparola sociale
della rete.
Che, tradotto, significa, se quest’anno va il rosso o se è più di moda il
capello corto loro, le native digitali lo capiscono dal flusso di condivisioni
su Facebook o su Instagram. Non dalla cover di Vogue.
La ricerca è stata condotta su un campione di 1000 donne tra i 18 e i 64 anni. E va ben oltre l’analisi sociologica. Sulla base dei risultati viene sostenuto infatti che i social network portino le donne a considerarsi più belle di un tempo. Nove donne su dieci affermerebbero che le loro peculiarità (anche i difetti fisici) non sono un problema ma che, anzi, le fanno spiccare nella massa. E nell’84 per cento dei casi il fatto di potersi scegliere in modo del tutto autonomo i propri modelli le fa sentire più belle.
La ricerca è stata condotta su un campione di 1000 donne tra i 18 e i 64 anni. E va ben oltre l’analisi sociologica. Sulla base dei risultati viene sostenuto infatti che i social network portino le donne a considerarsi più belle di un tempo. Nove donne su dieci affermerebbero che le loro peculiarità (anche i difetti fisici) non sono un problema ma che, anzi, le fanno spiccare nella massa. E nell’84 per cento dei casi il fatto di potersi scegliere in modo del tutto autonomo i propri modelli le fa sentire più belle.
“L’avvento dei social media ha permesso alle donne di crearsi una propria
definizione di bellezza, più sfaccettata e più inclusiva. La personalizzazione
della bellezza è la parola chiave delle generazioni future”, ha dichiarato
entusiasta Nancy Etcoff, professoressa di medicina ad Harvard, commentando lo
studio di Dove.
Se si pensa però a quello che gira su Instagram e su Facebook viene da
supporre che in realtà non sia proprio così tutto rosa e fiori.
Bikini bridge, autoscatti
hot postati da adolescenti che vogliono solo piacere, anoressiche
che celebrano la propria magrezza sui social network e donne di
tutte le età che ritoccano
le proprio foto pur di mettere in rete un’immagine di sé che soddisfi i canoni
tradizionali (magrezza, altezza,
capelli lunghi, ecc). Nell’epoca del selfie e dell’autoscatto lo stereotipo di
genere non sembra esattamente soffrire. O, almeno,
questo è ciò che sostengono altre ricerche.
Quindi, dato per scontato che ci formiamo un’opinione di ciò che è bello e
ciò che è brutto attraverso i social media, siamo davvero sicuri che i social
network facciano bene all’autostima delle donne?