Lingue e laboratori ecco che cosa vogliono gli studenti del futuro
Le iscrizioni alle superiori per il prossimo anno
vedono in testa licei linguistici e scientifici applicati (senza latino). Il
ministro Profumo: “C’è un aspetto positivo della crisi, il territorio e la
ricerca fanno emergere le nuove specializzazioni”
flavia amabile
roma
Materie scientifiche, lingue,
manualità: è questo che hanno scelto buona parte delle famiglie e degli
studenti italiani alle prese con le iscrizioni alle scuole superiori per l’anno
scolastico 2013/2014 ,dopo un anno di crisi durissima che ha portato altri
tagli anche alle speranze oltre che ai posti di lavoro.
È lì che gli italiani immaginano
che esista ancora un futuro: nei numeri o nella scienza, nella fuga all’estero
o in un’attività manuale. Finita l’epoca degli italiani popolo di umanisti e
letterati, quasi azzerate le possibilità di guadagnare qualcosa con le parole,
i nuovi adolescenti si affidano ad altro.
Calano quindi le iscrizioni al
liceo classico: sono in 31591 ragazzi a sceglierlo, ma dal 6,6 per cento del
totale dello scorso anno sono scesi al 6,1 per cento del totale. Calano anche
gli iscritti al liceo scientifico: sono 85008 ad averlo scelto, il 16,5 per
cento del totale contro il 18,1 per cento dello scorso anno. Inarrestabile
invece, l’ascesa di licei linguistici e scientifici applicati. Il primo è stato
scelto da 43172 ragazzi, l’8,4 per cento del totale rispetto al 7,2 per cento
dello scorso anno. E in 32431 si sono orientati verso il liceo scientifico
applicato, uno scientifico senza latino ma con tante ore di laboratorio e di materie
scientifiche. Sono il 6,3 per cento del totale degli iscritti contro il 4,1 per
cento dello scorso anno.
Una nuova Italia si sta formando e
il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha preparato un corposo dossier
con mappe, grafici e tabelle che la racconta con la precisione dei dati. «Le
famiglie hanno reagito ancora una volta molto bene - spiega il ministro - Non
si sono fatte spaventare dai dati negativi sulla cassa integrazione, nè dagli
scenari foschi. Hanno avuto fiducia nella parte industriale del nostro Paese,
considerando che è solida e che conviene investire proprio sulle industrie per
costruire il futuro dei loro figli. È la conferma di un Paese che funziona, che
risponde con concretezza alle difficoltà».
La concretezza è molto evidente
quando si va a considerare le scelte nel dettaglio, e ci si rende conto che le
scelte degli studenti italiani seguono logiche molto precise. In Lombardia, ad
esempio, a scegliere gli istituti alberghieri sono poco più di 4mila giovani,
la metà di quelli che si sono iscritti a un tecnico con indirizzo
amministrazione, finanza e marketing. In regioni del Sud come Calabria,
Sicilia, Sardegna o Campania, invece, è il contrario, perché di sicuro chi
intende restare ha maggiori possibilità di trovare lavoro nel settore turistico
che in quello della finanza.
Il dossier mostra anche nel
dettaglio i settori di specializzazione scelti nelle diverse aree italiane.
Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania e Puglia sono le regioni dove c’è stato il
maggior numero di iscritti nei tecnici con indirizzo trasporti e logistica,
quello che poi permette una specializzazione nell’aerospaziale. E sono proprio
le regioni dove esistono concrete possibilità di lavorare nel settore. Nel
mondo dei Beni Culturali ad offrire opportunità sono soprattutto regioni come
Lazio, Campania e Sicilia, le stesse in cui si concentra il maggior numero di
iscritti nei licei artistici. Lo stesso vale per le start up introdotte dal
governo Monti con il decreto sviluppo. Dopo pochi mesi ne sono state create già
più di 300. Il Piemonte è la regione con il maggior numero di iniziative
imprenditoriali innovative, quasi cinquanta, seguita dalla Lombardia e dal
Veneto.
E di sicuro non è un caso - come
sottolinea anche il ministro Profumo - che i ragazzi che si sono iscritti agli
istituti dove si occupano di Ict, tecnologie per «Smart communities», siano in
particolare quelli del Piemonte, della Lombardia, del Veneto. del Friuli
Venezia Giulia, dell’Emilia Romagna. «L’altro aspetto positivo di questa crisi
- continua infatti il ministro - è che esistono attori lungimiranti che stanno
non solo creando lavoro ma anche aggregando il Paese, unendolo in nome di un
obiettivo comune. Un tempo si decideva dall’alto dove si doveva creare sviluppo
industriale, adesso sono il territorio e la ricerca a far emergere le
specializzazioni settoriali. Mi auguro che il prossimo governo vada avanti
lungo questa strada, mettendo in atto una politica capace di guardare a medio
termine, perché soltanto sapendo e programmando si riesce a dare alle famiglie
e ai ragazzi quello che chiedono in termini di formazione».