Non è vero
che la matematica non è roba da signorine. Il problema non sono i numeri, ma il
modo in cui le ragazze approcciano radici quadrate, parentesi ed equazioni. È
una questione di autostima. Insomma non un problema scolastico ma culturale.
Dopo anni di
rilevazioni che mostravano, e tutt’ora mostrano, che le ragazze a 15 anni e
anche dopo sono meno brave nelle materie
scientifiche rispetto ai
loro coetanei mentre li stracciano nella lettura e nelle materie
umanistiche, i ricercatori dell’Ocse hanno deciso di vederci un po’ più chiaro
e hanno indagato nell’ultimo rapporto
Pisa-Ocse 2012 le cause di questi risultati così punitivi per le
studentesse nelle materie scientifiche, matematica innanzitutto.
La risposta
è di cinque lettere: si tratta dell’ansia.
Sì,
l’istituto di Parigi ha dedicato nel terzo dei quattro volumi dedicati alla radiografia delle competenze dei quindicenni di tutto il mondo un capitolo all’ansia
che impedisce, frena, blocca, paralizza soprattutto le ragazze.
Il fenomeno
è diffuso in tutto il mondo e tristemente indica che è la mancanza di autostima e di perseveranza delle
ragazze la causa di risultati inferiori rispetto ai ragazzi, anche quando si
tratta delle studentesse migliori.
L’Italia non
fa una bella figura: i dati dicono che i punti di differenza a
favore dei ragazzi in matematica sono quasi venti (18,
per l’esattezza: una forbice molto più larga rispetto alla media Ocse di 11
punti). Un gap che non dà segni di miglioramento dal 2003. Peggio di noi solo
Perù, Austria, Liechtenstein, Costarica, Cile, Lussemburgo e Colombia. A parte
i Paesi del Nord Europa – Finlandia, Svezia e Islanda – negli altri Stati
europei l’ansia ha la meglio e lascia le ragazze al palo.
Spiegano gli
esperti dell’Ocse che, a causa di questo sentimento di inadeguatezza, è come se le quindicenni fossero indietro di tre mesi rispetto ai loro
coetanei.
Ecco che
cosa scrivono nel loro rapporto: «Nella maggioranza dei Paesi e delle economie,
in media le ragazze hanno risultati peggiori in matematica paragonate alla
media dei maschi; e tra gli studenti migliori il gap di genere in favore dei
maschi è anche più ampio. La differenza nei risultati riflette la differenza di
genere nella motivazione, nella spinta e nella fiducia in se stessi. E anche le
ragazze che hanno gli stessi risultati dei loro colleghi maschi hanno meno
costanza, un più basso livello di apertura alla soluzione dei problemi, livelli
più bassi di motivazione a imparare la matematica e più alti livelli di ansia
riguardo alla matematica rispetto ai ragazzi e sono propense a attribuire la
non riuscita a se stesse più che a fattori esterni».