Il ministro risponde all’intervento diDeaglio sull’analfabetismo economico
Maria Chiara Carrozza, ministro
dell’Istruzione, solo quattro italiani su dieci sanno che cos’è il
tasso di interesse. Un’altra forma di analfabetismo si diffonde nel
nostro Paese, l’analfabetismofinanziario.
«È
un problema serio. L’analisi di Deaglio mi ha colpito, ha messo in
evidenza un tema importante che avevo notato. Quando ero docente parlavo
molto con gli studenti, mi rendevo conto che alcuni erano più curiosi e
informati, la media invece era poco informata. Questo provoca
conseguenze, diventa difficile anche scegliere un partito se non si
hanno nozioni di economia».
Un tempo almeno una parte degli adolescenti leggeva «Il Capitale» di Marx, Keynes. Forse qualcuno lo fa ancora.
«È
un problema di formazione. Conoscono la filosofia ma manca la parte
pratica che è essenziale per capire le decisioni prese dalle banche
centrali o dalle istituzioni finanziarie, per capire che cosa significa
democrazia e trasparenza. Anche chi si affida agli opinionisti spesso
non riesce a capire il significato di quello che scrivono. È un problema
che riguarda la formazione dei giovani ma anche degli adulti».
Come si può colmare questo analfabetismo?
«Penso che si debba fare un’operazione con i giornali, con canali Rai
come Rai Educational o Rai Storia. O, ancora, con l’Ansa, che ha ottimi
canali tematici che potrebbero essere sfruttati per organizzare
seminari, per fare lezioni su temi di attualità economica. Ricordo
alcune lezioni di economia diGiulianoAmato suRaiEducational, molto
utili, molto ben fatte. Ricordo anche degli inserti del Sole 24Ore
sull’Economia spiegata ai ragazzi che in realtà andavano molto bene
anche per i loro genitori. Sono tutte iniziative che hanno lo stesso
obiettivo, far avvicinare tutti almondo dell’Economia. Penso che si
debba collaborare con tutti per fare una grande campagna in questo
senso, è una questione di gestione dei propri soldi, in fondo, un modo
per capire qualcosa che tocca tutti da vicino e che ha un grande peso
nelle nostre vite».
Deaglio
spiega molto bene la differenza rispetto al passato ricorrendo ad un
esempio molto vero: quando eravamo piccoli abbiamo avuto in regalo un
libretto di risparmio,ai nostri figli diamo lapaghetta.
«Anch’io avevo un libretto di risparmio da piccola. Ai miei figli a 18
anni ho fatto aprire un conto in banca perché volevo che capissero che
cosa significava gestire dei soldi.All’inizio non erano d’accordo,
avrebbero preferito continuare ad avere la paghetta. Poi invece hanno
capito e hanno imparato il senso del risparmio. C’è un grande lavoro da
fare a livello educativo».
E nelle scuole?
«Quest’anno non ho fatto in tempo, ma è uno dei temi di cultura
generale da affrontare nelle scuole. Bisogna fare in modo da inserire
l’economia e la finanza nei programmi nazionali. Penso anche che la
Settimana della cultura scientifica e tecnologica che ogni anno si
organizza nelle scuole e nelle università non debba affrontare solo temi
teorici ma vada declinata invece su più ambiti. E quindi vorrei al suo
interno la Settimana dell’Economia, o quella sulla gestione dei rifiuti
per uscire dalla formazione teorica e inserire le nozioni nella vita di
tutti i giorni».
E una nuova materia da inserire nei programmi scolastici?
«Non penso che sia la soluzione. Più che caricare gli studenti e i
professori con una nuova materia di studio penso che sia efficace agire
attraverso idee e progetti trasversali. E potenziando gli insegnamenti
tradizionali applicandoli a concetti di economia. Mi piacerebbe che per
capire il capitalismo si leggesse Dickens: le pagine di “David
Copperfield” sono molto più chiare di tanti trattati in materia. Oppure
per capire il concetto di Pil vorrei che lo si affrontasse durante le
lezioni di matematica».